“Alla signurina Spiranza”, di Rosario Bottino

Signurina Spiranza, amica mia,
oh, quantu voti vi visidirai:
ccu quanta fidi, amica, vi chiamai
quann’era invasu di malincunia.
Scrissi pri vui la megghiu puisia
pri vui ccu tutta l’anima cantai…
ma sempri invanu… invanu v’aspittai,
vui non sintistru la canzuna mia.
Di novu a trascinari siguitai,
sulu, sutta lu celu, li me’ affanni,
tutti li me’ duluri e li me’ guai.
Strada facennu persi li vint’anni,
caminu ancora e non arrivu mai…
Tempi passati mei, gioia di l’anni!
*

*

Rosario Bottino (Catania, 1907-1971), militare dell’Arma dei Carabinieri e figlio dell’attore Mariano Bottino, è stato uno dei più importanti poeti crepuscolari siciliani. La sua poesia, di impronta fortemente gozzaniana, è incentrata soprattutto sui temi della morte, degli amori giovanili ormai perduti, della gioia innocente dei bimbi, del ricordo dei cari trapassati. Tra le sue raccolte di liriche si ricordano Canzuni a lamentu (1930) e Canti di la carusanza (1932).

Poesia tratta dal volume di Santi Correnti La poesia dialettale catanese durante la dittatura fascista, Catania, Edizioni Greco, 1979, p.74.

*Traduzione:

Signorina Speranza, amica mia
oh quante volte vi ho desiderato
con quanta fede, amica, vi ho chiamato
quando ero invaso da malinconia.
Ho scritto per voi la migliore poesia
per voi con tutta l’anima ho cantato
ma sempre invano, invano vi ho aspettato…
voi non avete sentito la canzone mia.
Di nuovo a trascinare ho continuato
solo, sotto il cielo, i miei affanni
tutti i miei dolori e i miei guai.
Strada facendo ho perduto i miei vent’anni
cammino ancora e non arrivo mai…
Tempi passati miei, la miglior parte della vita mia!

Immagine: Ritratto di fanciulla, dipinto di Antonino Gandolfo (Catania, 1841 – 1910) da http://www.gandolfosfamilyarts.com/