“Ritratto di bimba” di Natale Attanasio

Dolce amor mio, riposati
Qui sul materno petto:
Una celeste immagine
Tu sembri, un angioletto
Che Dio nel suo sorriso
Creava in paradiso
A far più bello il ciel.

(da “A mio figlio che dorme” di Concettina Ramondetta Fileti, 1832)

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Natale Attanasio nasce a Catania nel 1845.

Pittore, scenografo e illustratore, diviene celebre soprattutto come ritrattista e autore di soggetti storici e religiosi. Studia all’Istituto di Belle Arti di Napoli, dove è allievo di Domenico Morelli. Lavora prevalentemente a Roma e in Sicilia.

Tra le sue opere maggiori ricordiamo: a Catania le decorazioni del foyer del Teatro Massimo Bellini e dell’abside della chiesa del Carmine; a Palermo le decorazioni del palazzo del principe Montevago; a Roma le decorazioni della sala della lettura del Senato.

Nel 1884 vince il primo premio all’esposizione torinese con il dipinto Sunt lacrimae rerum (detta anche Le pazze, oggi al Museo Civico del Castello Ursino di Catania). Dal 1886 al 1889 insegna alla Scuola d’Arte e Mestieri di Catania. Muore a Roma nel 1923.

Il suo dolcissimo Ritratto di bimba appartiene attualmente ad una collezione privata.

Donatella Pezzino

Fonte per la biografia: Wikipedia.

La foto del dipinto proviene dal sito capitoliumart.it

La “Madonna col Bambino sotto l’abete” di Lucas Cranach

“Come sei vicina, anzi intima al Signore! Egli abita in te e tu in lui.”

San Bernardo di Chiaravalle

Lucas Cranach il Vecchio (Kronach, 1472 – Weimar, 1553), Madonna col Bambino sotto l’abete

Olio su tela

1510

Museo dell’Arcidiocesi di Breslavia, Polonia

Immagine dal web

“Annunciazione” di Antonello da Messina

“Pur non mai fosti sola,

vedi: appena mi senti;

nel bosco io sono mite vento,

ma tu, tu sei la pianta.”

Rainer Maria Rilke, Annunciazione

Antonello da Messina (Messina 1425/1430-1479), Annunciazione

tempera e olio su tavola

1474

Siracusa, Galleria Regionale di Palazzo Bellomo

(Immagine da Wikipedia)

Topazia Alliata

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Topazia Alliata nacque a Palermo il 5 settembre 1913.

Apparteneva ad una famiglia antica e illustre: gli Alliata, infatti, erano una casata nobiliare di origine pisana presente in Sicilia fin dal Quattrocento. Topazia era figlia del principe Enrico Alliata di Villafranca, proprietario delle cantine di Casteldaccia e della famosa azienda vinicola “Corvo Duca di Salaparuta”. La madre Sonia Ortuzar, cilena, era una cantante lirica che in gioventù aveva studiato con Enrico Caruso.

La futura pittrice, quindi, crebbe in un clima familiare molto stimolante dal punto di vista culturale. Fin da ragazzina manifestò un eccezionale talento per le arti figurative: la sua sensibilità, però, si discostava molto dai canoni artistici del suo contesto sociale e culturale. Topazia, infatti, si sentiva molto più vicina alle avanguardie che avevano in Renato Guttuso e Nino Franchina due dei massimi esponenti. In un periodo in cui l’accesso delle donne agli studi poteva risultare complicato, la ragazza si iscrisse all’Accademia di Belle Arti e, grazie al supporto del padre, fu accettata alle lezioni della Scuola Libera del Nudo, aprendo la strada ad altre giovani pittrici.

L’atteggiamento della giovane artista non mancava di suscitare scandalo negli ambienti altolocati dell’epoca, ma lei non sembrava curarsene: una forte curiosità verso il nuovo, il diverso e l’esotico la spingeva ad interessarsi a tutte le forme di cultura. Ad un concetto di vita e di arte intesi come continuo “viaggio” si univa in lei una decisa insofferenza agli schemi e alle regole prefissate:  fu questo uno dei motivi che la spinsero ad innamorarsi di Fosco Maraini, l’antropologo fiorentino che sarebbe diventato suo marito.

quadro topaziaTopazia e Fosco si sposarono nel 1935: le partecipazioni di nozze furono disegnate dalla stessa Topazia, che vi si ritrasse nuda, di spalle, insieme al suo sposo. I due si stabilirono a Fiesole, dove vissero i primi anni di matrimonio in forti ristrettezze economiche. Nel 1936 era nata la prima figlia, la futura scrittrice Dacia Maraini; qualche anno dopo, Fosco vinse una borsa di studio che richiedeva una lunga permanenza in Giappone per una ricerca incentrata sugli Ainu, una popolazione del nord dell’isola. Topazia, Fosco e la piccola Dacia si stabilirono a Hokkaido nel 1938; nel 1939 e nel 1941 la coppia ebbe altre due figlie, Yuki e Toni. Furono anni piacevoli e intensi, caratterizzati dalla conoscenza di una cultura antica e raffinata e dal contatto con i giovani intellettuali del luogo.

Nel 1943, il governo giapponese chiese ai Maraini un giuramento di fedeltà alla Repubblica di Salò: Topazia e Fosco rifiutarono e furono internati con le figlie in un campo di prigionia. Fu un periodo estremamente drammatico. Racconta Topazia:

“Ci misero in un edificio alla periferia di Nagoya. Eravamo un piccolo gruppo formato da una quindicina di italiani. La nostra famiglia, nel frattempo, era cresciuta. Tra il 1939 e il 1941 erano nate Yuki e Toni. Sentivo lievitare la disperazione. Come le avremmo accudite, nutrite, protette? Ci tolsero progressivamente il cibo. Ci ridussero alla fame. A volte erano i contadini a darci qualcosa da mangiare. Nelle torture che i poliziotti del campo avevano ideato c’era quella che non potevamo poggiare la schiena contro la spalliera, né contro il muro. Ci urlavano, ci colpivano con i loro bastoni. Mai ho visto tanto odio e ottusità.”

Nel 1946, terminata finalmente la guerra, Topazia tornò con la famiglia in Sicilia e si stabilì a Bagheria, nella monumentale Villa Valguarnera. L’anno successivo morì il padre, e Topazia prese in mano le redini dell’azienda vinicola: il rinomato vino “Colomba Platino” è infatti una sua creazione. Nonostante tutti i tentativi di salvare la “Corvo Vini” e le Cantine di Calsteldaccia dalla crisi del dopoguerra, Topazia dovette rassegnarsi a venderle nel 1959.

Ormai la pittura attiva era un capitolo chiuso; nonostante ciò, Topazia restava sempre molto impegnata dal punto di vista artistico e culturale. Da pittrice divenne gallerista e nel 1959 aprì a Roma, dove si era trasferita qualche anno prima, la “Galleria Topazia Alliata”, dedicata all’esposizione dei pittori d’avanguardia.

Morì il 23 settembre del 2015 all’età di 102 anni.

Donatella Pezzino

Immagini: dal web

Fonti: