“Sulla strada di Emmaus” di Robert Zünd

Apriteci dunque la porta e noi vedremo i frutteti,
Berremo l’acqua fresca dove la luna ha posto la sua traccia.
La lunga strada brucia, ostile agli stranieri,
Noi camminiamo ignari e non troviamo un luogo dove fermarci.
Vogliamo vedere dei fiori. Qui ci divora la sete.
Aspettando e soffrendo, eccoci davanti alla porta.
Se occorre, abbatteremo questa porta con i nostri colpi.
Spingiamo con tutte le forze, ma la barriera è troppo robusta.

Dobbiamo languire, aspettare e guardare invano.
Guardiamo la porta: è chiusa, incrollabile.
Vi fissiamo lo sguardo: piangiamo, tormentati.
La vediamo sempre; il peso del tempo ci opprime.

La porta è davanti a noi: a che serve volere?
Meglio rinunciare, abbandonare la speranza.
Non entreremo mai. Siamo stanchi di guardarla…
E la porta, aprendosi, lasciò passare tanto silenzio.

Ma né frutteti né fiori abbiamo visto;
Solo lo spazio immenso dove sono il nulla e la luce
Ci apparve improvvisamente da ogni parte, ci colmò il cuore
E lavò i nostri occhi quasi ciechi sotto la polvere.

( La porta di Simone Weil, da “Pensieri in disordine sull’amore di Dio”, Ebook Kindle, KKIEN Publ. Int. , 2015)

Nell’immagine: Sulla strada di Emmaus, dipinto di Robert Zünd (Lucerna, 1827-1909)

Olio su tela

1877

St. Gallen Museum of Art

(Foto da Wikipedia)

La “Pietà” di Sebastiano del Piombo

nel palpito di luce alta ti levi
tu orifiamma tu stargate
Madre dei derelitti ― Avvocata

fa rivivere delacroix
palpabile il Tuo implorare
ai piedi della Croce

( Felice Serino, Madre Celeste)

Immagine: Pietà, dipinto di Sebastiano del Piombo (Venezia, 1485 – Roma, 1547)

Olio su tela

1512

Viterbo, Museo Civico

(Foto da Wikipedia)

“Santa Eulalia” di John William Waterhouse

Nulla più triste di quell’orto era,
nulla più tetro di quel cielo morto
che disfaceva per il nudo orto
l’anima sua bianchissima e leggera.

Maternamente coronò la sera
l’offerta pura e il muto cuore assorto
in ricevere il tenero conforto
quasi nova fiorisse primavera.

(Sonetto della neve, di Sergio Corazzini, da “Le aureole”, 1905)

Immagine: Santa Eulalia, dipinto di John William Waterhouse

olio su tela

1885

Londra, Tate Britain

(Foto da Wikipedia)

La “Madonna Benson” di Antonello da Messina

Ti fui lontano nella primavera,
quando Aprile cangiante in grande gala
empie di forza giovane la terra:
fin Saturno con lui gaio trescava
ma né d’uccelli i richiami né l’alito
di fior variati in colori incensi
mi moveva ad alzar canti d’estate
o a spiccar mazzi da quel caldo grembo.
Di gigli il bianco non mi seppe accendere,
non il vermiglio denso della rosa:
erano solo di gioia parvenze,
copie tue, modello d’ogni cosa.
Sembrava inverno ancora; e, te mancando,
quale d’ombre di te fu il loro incanto.

(traduzione di Rina Sara Virgillito)

Sonetto tratto da William Shakespeare, Sonetti d’amore, Tascabili Economici Newton collana “Centopagine”, 1995, p.71.

Immagine: Antonello da Messina (1425/30-1479), Madonna Benson

olio su tavola

1477

Washington, National Gallery of Art

Foto da Wikipedia

“Annunciazione” di Rainer Maria Rilke

Tu non sei piú vicina a Dio
di noi; siamo lontani
tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare a te dal manto,
luminoso contorno:
io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.

Sono stanco ora, la strada è lunga,
perdonami, ho scordato
quello che il Grande alto sul sole
e sul trono gemmato,
manda a te, meditante
(mi ha vinto la vertigine).
Vedi: io sono l’origine,
ma tu, tu sei la pianta.

Ho steso ora le ali, sono
nella casa modesta
immenso; quasi manca lo spazio
alla mia grande veste.
Pur non mai fosti tanto sola,
vedi: appena mi senti;
nel bosco io sono un mite vento,
ma tu, tu sei la pianta.

Gli angeli tutti sono presi
da un nuovo turbamento:
certo non fu mai cosí intenso
e vago il desiderio.
Forse qualcosa ora s’annunzia
che in sogno tu comprendi.
Salute a te, l’anima vede:
ora sei pronta e attendi.
Tu sei la grande, eccelsa porta,
verranno a aprirti presto.
Tu che il mio canto intendi sola:
in te si perde la mia parola
come nella foresta.

Sono venuto a compiere
la visione santa.
Dio mi guarda, mi abbacina…

Ma tu, tu sei la pianta.

(da “Poesie”, Traduzione di Giaime Pintor, Torino, Einaudi, 1983)

Rainer Maria Rilke (Praga,1875 – Montreux, 1926), scrittore, poeta e drammaturgo di origine boema, è considerato uno dei più grandi poeti di lingua tedesca e fra i maggiori esponenti della spiritualità moderna. Tuttavia, per poetica e stile è molto vicino al Decadentismo e ai simbolisti francesi (di cui è stato anche traduttore).

Nella sua poesia, tutta intrisa di profonda religiosità cattolica, i temi della ricerca di Dio e del panteismo si intrecciano alla sofferenza per la condizione esistenziale dell’uomo perennemente segnata dalla precarietà e dall’incertezza. Autore di traduzioni, opere teatrali, prose e diari, Rilke è celebre soprattutto per le sue raccolte di poesie.

La poesia “Annunciazione (le parole dell’Angelo)” è tratta dalla raccolta poetica Das Buch der Bilder  (Libro delle Immagini, 1902-1906).

Donatella Pezzino

Immagine: Annunciazione, di Giambattista Tiepolo, olio su tela, 1725, Museo Hermitage, San Pietroburgo (foto da wikipedia).