Non offendere la Patria di Agata

800px-Catania_-_Finestra_barocca_-_Foto_Giovanni_Dall'Orto,_gennaio_2006

La sigla N.O.P.A.Q.V.I.E., che sovrasta uno dei portali laterali del duomo di Catania, è legata al ricordo di un evento salvifico particolarmente importante nella storia della città.

Nel 1231 l’imperatore Federico II di Svevia, tornato in Sicilia dopo una lunga assenza dovuta ad una campagna militare, trovò molte città siciliane ribelli al suo dominio. La rivolta, capeggiata da Martino Bellomo, mirava all’indipendenza delle comunità locali per istituire il modello autonomistico comunale. Per soffocare il movimento, Federico decise di punire con violenza le città più riottose, fra cui spiccavano Siracusa, Centuripe e Catania.

Nei riguardi di Catania, Federico volle una punizione esemplare: condannò a morte tutti gli abitanti, compresi le donne e i bambini. Non appena appresa la sentenza, i catanesi chiesero ed ottennero di poter assistere alla loro ultima messa in cattedrale, alla quale decise di presenziare anche il sovrano.

Durante la funzione, però, accadde un fatto straordinario: appena Federico aprì il suo libro di preghiere trovò in tutte le pagine la sigla N.O.P.A.Q.V.I.E. che un monaco benedettino tradusse in “Noli offendere Patriam Agathae quia ultrix iniuriarum est” ovvero “Non offendere la Patria di Agata perchè è vendicatrice delle ingiurie.” Molto impressionato dall’accaduto il sovrano revocò la sua decisione e risparmiò i catanesi.

Donatella Pezzino

Fonte: http://www.wikipedia.it

Foto: Giovanni Dall’Orto